Fiaba e favola, c’è una netta differenza tra le due: rimarrete scioccati

Nell’uso comune dei termini, Fiaba e Favola sono la stessa cosa, eppure non è così: per la semiotica i due generi di racconti hanno differenze abissali

Quando nel quotidiano tendiamo a utilizzare termini come ‘Fiaba’ e ‘Favola’ ci riferiamo sempre alle storie che si leggono ai bambini, di cui poi la Disney crea le trasposizioni cinematografiche. In realtà, però, in campo tecnico i due termini esistono proprio perché si riferiscono a due tipologie di racconti differenti. Entrambi si basano sullo stesso schema narrativo che vede la divisione tra attanti e attori.

Fiaba o favola? Qual è la differenza sottile che fa cambiare completamente il significato del termine
Bambina che legge una fiaba: qual è la differenza dalla favola – ebookmania.it

Gli attanti, per semplificare il concetto semiotico, consistono nei ruoli e non nel personaggio stesso che interpreterà il ruolo. In questo senso quindi ci sarà un protagonista e un antagonista, a cui si aggiungeranno un aiutante e altre figure che riusciranno a colorire il racconto.

Lo schema narrativo canonico e la differenza tra favola e fiaba: il tutto sta nella sanzione, la morale

Lo schema della trama di solito si apre con una rottura, quindi un equilibrio che sparisce per colpa di qualcuno o qualcosa, a cui seguirà poi la successione di sfide che dovrà superare il protagonista per ricongiungersi all’oggetto di valore perduto (simbolico). Nelle quattro fasi dello schema narrativo canonico del racconto, l’ultima viene definita come ‘sanzione’, la sanzione è la parte in cui c’è il feedback della storia del protagonista. Potremmo dire la morale finale, il significato profondo del testo che raggiunge i lettori.

Cappuccetto rosso e il lupo, la favola con la morale cruda
Cappuccetto rosso e il lupo ebookmania.it

È qui che sorge la differenza profonda tra fiaba e favola. La prima ha sempre un epilogo positivo. Si prenda ad esempio Cenerentola, ma anche La bella addormentata nel bosco, Biancaneve etc… in questi casi il finale arriva con il ricongiungimento e il lieto fine. Per quanto riguarda la favola, invece, la questione è più spinosa.

La fiaba ha l’intento di far sognare, di allietare l’animo dei bambini prima di andare a dormire, la favola no. La favola insegna e ammonisce, è più cruda, a volte talmente cruda da essere smorzata dalle trasposizioni Disney. La favola nasce con l’intento di insegnare una morale.

Esempi di favola senza lieto fine: la morale si racchiude nelle frasi conclusive del racconto

Per esempio si ricordano le favole di Esopo, ma anche la prima versione di Cappuccetto rosso scritta dal francese Charles Perrault. In questi casi di solito i protagonisti sono animali, (es: La volpe e l’uva) e vengono scritte con un preciso intento autoriale: raccontare la realtà per insegnare, cercando di smorzare la crudezza del reale attraverso l’utilizzo di stratagemmi come per esempio il far parlare gli animali.

Nella prima versione di Cappuccetto rosso, il lupo mangia la bambina, senza l’aggiunta della scena dei cacciatori che tagliano la pancia al lupo per salvarla. La morale sta nel fatto che non si deve mai dare confidenza agli sconosciuti, soprattutto quando si passeggia fuori casa: il lieto fine non esiste. 

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